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- Faccio fotografia da una vita con le mie Canon che si sono evolute in qualità e grandezza nell'arco degli anni. Scegliere me significa non sentire la presenza di un estraneo, ma di un professionista che saprà mettervi a vostro agio dal primo momento, riuscendo a catturare tutta la spontaneità delle emozioni di un giorno speciale per un reportage matrimoniale all'altezza delle vostre aspettative. Sono attivo tutto l'anno in Lombardia, da luglio ad agosto in Sicilia. Non esitare a contattarmi su raf.damiano@gmail.com per un preventivo. Sarà un piacere conoscerci. Portfolio rafdamiano.wixsite.com/rdphotos
lunedì 1 ottobre 2012
Krav Maga. La prima regola.
La prima regola del Fight Club è che non si parla del Fight Club. La
prima regola di questo Fight Club invece è comprarsi una conchiglia
protettiva per i gioielli di famiglia, altrimenti a fine corso sarai di
diritto il 5° Cugino di Campagna. Questa è la dolorosa scoperta in cui
ci si imbatte se si schivano le arti marziali tradizionali: più
filosofiche e conservative. E in effetti era da un po' che cercavo un
bel contatto fisico pur non sapendo dove sbattere. Poi un giorno dei
ragazzi mi dissero:”Se vuoi imparare a difenderti, prova col Krav Maga”.
Sì, lo so. Avete fatto una faccia strana perché non ne avete mai
sentito parlare. Krav Maga significa letteralmente Combattimento Corpo a Corpo
ed è nato dalla fusione di varie arti marziali per addestrare i
militari israeliani contro il nemico. Per chi desidera capire meglio di
cosa si tratta può andare su wikipedia, youtube, o all’Italcementi il
mercoledì e il venerdì dalle 20.30 in poi, ché è lì che ci scanniamo.
Praticamente le lezioni servono a reprimere gli aspiranti malviventi a
suon di calci nelle palle e la cosa più bella è che si punta
all'annientamento fulmineo dell'avversario per poi darsi alla fuga. Così
venerdì scorso mi sono presentato alla prima lezione e, visto che
c'erano un po’ di neofiti, l’istruttore ci ha tenuto subito a
sottolineare che non va tanto per il sottile e, dopo un riscaldamento
che quasi mi stroncava prima della visita medica, è passato alla prova
pratica. In men che non si dica individua un veterano che indossa la
tuta dell’esercito. È lo stesso che poco prima di iniziare il
riscaldamento aveva affermato di trovarsi lì perché a casa, la sera, da
solo, si annoia. Così, l’istruttore gli chiede se ha le protezioni e lui
ingenuamente gli risponde di sì. Ed ecco come si combatte la noia.
L’istruttore gli scarica addosso una tempesta di colpi finti che lo
tramortiscono ugualmente lasciandolo semivivo sul pavimento. Il militare
respira affannosamente come se i colpi fossero andati a segno e la
conchiglia non avesse protetto i molluschi manco per il cazzo. Alla
conta dei danni si accorge che nella simulazione la Furia Assassina gli
ha persino strappato la collanina (pensa se faceva sul serio: lo
scuoiava vivo) e, forse per non subire ritorsioni, lo tranquillizza
dicendogli che tanto la doveva cambiare… A dimostrazione conclusa,
spetta a noi scegliere un compagno e darci sotto. A me capita il Bud
Spencer della situazione. Così gli metto le mani al collo. Lui sbruffa.
Si guarda attorno infastidito. Mi riguarda imbronciato e si strappa la
mia mano di dosso e finita la mossa mi dice: “Sbaglio o ho sentito un
crack?!” Rispondo: “Non sbagli, mi hai quasi spezzato il polso”. Altro
giro, altro round. Simuliamo un attacco doppio. Io mi difendo
mitragliando di pugni lo scudo di Bud per poi provare a massacrare di
calci il secondo aggressore che è quasi 1,90 mt. Nel delirio di una
lezione troppo concitata sbaglio presa e gli metto le mani al collo
lasciandolo interdetto. L’istruttore dice che l’adrenalina gioca brutti
scherzi. Così al GO! Riparto con la raffica di Jab ma mi fermo dolorante
mentre il secondo aggressore mi implora disperatamente di non
arrendermi mai. Allora l’istruttore mi rassicura dicendomi: “Non ti
preoccupare, li finisco io!”. Sono le 21.30 e il massacro si è
finalmente concluso. Faccio un check: mi sono sbucciato le nocche di
entrambe le mani, mi sono morso la lingua, mi fa male il polso, ho preso
quasi un pugno sul mento e deviato un calcio maldestro sull’inguine.
Non male per essere la prima lezione. Adesso ho capito perché i corsi si
tengono vicino l’ospedale. Questo è l’unico corso di difesa personale
in cui l’allenamento è più rischioso di un attacco vero e proprio. Ma
per stasera ho riportato la pelle sana (o quasi) a casa, la prossima
volta potrei necessitare di un dattilografo.
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